Ti devo dare una...notizia!

Ciao come stai? Spero bene, se così non fosse rimanda la lettura di questo articolo ad un momento in cui ti senti in condizione di imparare qualcosa di utile nel tuo lavoro. Oggi parleremo di notizie e in particolar modo di cattive notizie.

COSA INTENDI PER BRUTTA 

Tu, cosa pensi che sia una brutta notizia?

R. Buckman nel “La comunicazione della diagnosi” definisce cattiva notizia quella che altera drammaticamente e negativamente le prospettive future del paziente. Da questa definizione ci rendiamo conto che il concetto di cattiva notizia è estremamente soggettivo. Ad esempio un ballerino, alla vigilia di un’audizione per la quale ha lavorato un anno intero, può percepire come drammatica la notizia di 5 giorni di riposo necessari a far sfiammare un’articolazione in quanto, quella notizia, cambia drasticamente le sue prospettive future.

Quindi, se è vero che il concetto di cattiva notizia è soggettivo, allora non solo gli oncologi danno brutte notizie ma ogni professionista sanitario compreso il fisioterapista relativamente alla prognosi, alla necessità terapeutica e alla eventuale disabilità conseguente ad una malattia.

Potrebbe essere utile per te imparare le tappe fondamentali per dare una notizia in modo efficiente al tuo paziente? Se pensi di no, smetti di leggere questo articolo perché di seguito troverai molte informazioni utili a tal riguardo.

IL Modello spikes

          Parlo di notizia perché in realtà sarà la sua soggettività a dire se la notizia è cattiva o meno. Per questa ragione, ritengo sia importante avere una modalità efficace per dare le notizie ai nostri pazienti. In letteratura esistono diverse strategie per dare cattive notizie. Io, ti parlerò del modello SPIKES, in quanto è uno strumento versatile e che ben si adatta alle notizie che veicoliamo ogni giorno ai nostri pazienti.

Il modello a 6 passi SPIKES è un acronimo che identifica i passi da compiere e che sono:

-S ovvero Setting up: in questa fase il fisioterapista si prepara, mettendosi in uno stato appropriato, e prepara il paziente al dialogo. Anche l’ambiente ha un’importanza fondamentale. Quando si parla di temi importanti è necessario poter avere la giusta tranquillità.

-P ovvero Perception: in questa fase il fisioterapista valuta la percezione del paziente rispetto la notizia chiedendo semplicemente: “Conosce la patologia o il trattamento X?”. Ad esempio, alcuni trattamenti hanno la fama di essere estremamente dolorosi anche se non lo sono pertanto, chiedendo al paziente cosa sa rispetto quel determinato trattamento, si può sapere la percezione che il paziente ha sviluppato rispetto la situazione da affrontare.

-I ovvero Invitation: in questa fase comprendere quanto il paziente vuole sapere rispetto al trattamento o rispetto la patologia. Non tutti vogliono sapere tutto e chiedere è sempre il modo migliore per riconoscere il paziente col suo modo di pensare.

-K ovvero Knowledge: condividere le informazioni col paziente. In questa fase il fisioterapista spiega e, eventualmente, ristruttura le conoscenze del paziente rispetto la patologia, la prognosi e la terapia da seguire.

-E ovvero Emotion: in questa fase il fisioterapista si deve concentrare a leggere le risposte del paziente. Queste risposte non devono saranno soprattutto verbali ma anche paraverbali e non verbali. Per questa ragione, è importante imparare quel concetto che in Programmazione Neuro Linguistica chiamiamo Calibrazione. Calibrare vuol dire imparare a prestare attenzione a tutte le comunicazioni offerte dal tuo interlocutore. La comunicazione emozionale è fatta soprattutto di parverbale e non verbale e quindi dare la giusta importanza a queste forme di comunicazione può aiutarti a fare la differenza invitando il paziente ad esprimere il suo stato rispetto la notizia.

-S ovvero Strategy e Summary: in questa fase finale si effettua la pianificazione del da farsi e si riassume quanto detto. Pianificare è un processo che necessita di una partecipazione attiva da parte del paziente e ne aumenta la compliance. Il piano d’azione non è qualcosa che si impone ma qualcosa che si costruisce insieme. Se il paziente si sentirà coinvolto in questo processo si sentirà più responsabile della sua attuazione. Nella fase di riepilogo sarebbe utile che fosse il paziente a ricapitolare le informazioni in quanto è possibile che alcune informazioni non siano state recepite correttamente. In questo modo il fisioterapista ha la possibilità di correggere ulteriormente.

Se dovessi sentirti confuso dovendoti ricordare tutte e 6 le fasi, considera la confusione come la prima tappa di una nuova comprensione. Del resto con-fondere significa proprio fondere insieme cose nuove ed è il processo che è avvenuto ogni volta che hai appreso qualche cosa di nuovo.

ll modello SPIKES non è l’unico modo per dare una notizia al nostro paziente. Anche il meno conosciuto Calgary-Cambridge Guides persegue similmente lo stesso scopo che può essere riassunto in: dare le informazioni rispettando il modo in cui il paziente preferisce riceverle, avere cura delle emozioni che scaturiscono da queste informazioni assicurandosi che il paziente abbia compreso in maniera appropriata il significato delle informazioni.

Sei rimasto turbato da tutto questo? Sicuramente no perché, se rileggi il tutto, ti accorgerai che ho utilizzato il modello SPIKES per darti anche queste notizie.

                                                                                                                       AD MAIORA

                                                                                                                          Giuliano

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