storie che guariscono

Oggi ti racconto una storia.

C’era una volta un fisioterapista che non aveva grandi possibilità di comprare elettromedicali all’ultimo
grido e di frequentare i migliori corsi di aggiornamento ma, siccome era molto intelligente, usava un’arma
semplice ed economica che gli consentiva di ottenere grandissimi risultati….
Il resto te lo racconto dopo…
Intanto permettimi di parlarti di un concetto molto importante per la fisioterapia legato alla gestione del
dolore cronico.
La riconcettualizzazione del dolore e la riduzione della catastrofizzazione ad esso legata sono elementi di primaria importanza nella riabilitazione di quelli che sono i pazienti che soffrono di dolore cronico.
Questo è il concetto di apertura di un articolo pubblicato sul “Clinical Journal of Pain” nel 2013 da un
gruppo di ricercatori, tra cui troviamo anche il famoso fisioterapista Lorimer Moseley.
Lo scopo del lavoro scientifico era di capire se potesse esserci un incremento della conoscenza della
biologia del dolore e quindi una riduzione della catastrofizzazione mediante l’utilizzo di metafore e storie.
La metafora può essere descritta come un comprendere e sperimentare una cosa, in termini di un’altra.
Questo concetto viene definito, in programmazione neurolinguistica, Isomorfismo Metaforico.
La metafora ha la caratteristica di poter essere avvincente dal punto di vista emozionale e necessita di un certo grado di immaginazione e di visualizzazione di idee astratte, che implica il trasferimento delle
proprietà di un’idea all’idea target.
Quindi, per dirla in termini semplici, visto che la storia raccontata dalla metafora ha caratteristiche simili alla situazione per cui essa viene raccontata, vi è un trasferimento di idee dall’una all’altra.
La comprensione della metafora richiede una certa capacità di astrazione e questo fa sì che essa riesca a bypassare quelle che sono le resistenze cognitive, incrementando la riorganizzazione dei significati.
Purtroppo, i meccanismi corticali che sono implicati nelle metafore non sono ancora del tutto noti, sebbene si ipotizzi l’implicazione di strutture associate ai circuiti emotivi e di apprendimento (memoria, attenzione).
A questo punto ti starai chiedendo quali siano stati i risultati dello studio proposto da Moseley.
Gli autori hanno scoperto che l’utilizzo del materiale scritto che utilizzava delle metafore per spiegare
concetti biologici chiave aumentava effettivamente il grado di conoscenza della biologia del dolore e
diminuiva i processi di pensiero catastrofico.
Se consideriamo che spesso i nostri pazienti si documentano su internet, leggendo magari testi di diverso genere, questo ci motiva ad essere noi stessi a produrre per loro metafore terapeutiche.
A questo permettimi dunque di finire la storia che avevo iniziato a raccontarti.
Cosa fece quel fisioterapista per raggiungere grandi risultati?

Semplicemente, oltre a fare il suo lavoro in scienza e coscienza, raccontava ai suoi pazienti molte storie;
storie che avevano un enorme potere terapeutico e che gli consentirono di diventare uno dei più famosi
terapisti tra i suoi colleghi e ottenere grandi successi professionali.
E così vissero tutti felici e contenti.

Ad maiora

 

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